Quest’opera è considerata il manifesto del neoclassicismo francese, Il giuramento degli Orazi. Il pittore vedeva, nel recupero del mondo antico, la chiave per ristabilire modelli di virtù, giustizia e bellezza in una Francia che, alla fine del settecento, stava attraversando un periodo di profonda crisi. Il dipinto si basa su un racconto dello storico Tito Livio. Per evitare inutili spargimenti di sangue, la guerra tra Roma e Albalonga sarebbe stata decisa dal duello fra tre fratelli romani, gli Orazi, e tre fratelli albani, i Curiazi. In particolare l’opera ci narra il momento in cui tre fratelli romani giurano solennemente al proprio padre, di sacrificare la loro vita per la patria. La crudeltà del fato vuole che l’ultima donna sulla destra, di nome Camilla, oltre a essere sorella di uno degli Orazi, sia anche la promessa sposa di uno dei guerrieri della fazione avversa. Nel quadro la si vede affranta e con il braccio abbandonato in segno di rassegnazione all’imminente tragedia, poiché comunque vada lei subirà un lutto. Per dare veridicità al proprio quadro, David inserì la scena all’interno di un’antica domus romana. Il centro della monumentale composizione messa in scena da David è la mano sinistra del vecchio padre degli Orazi in cui convergono le braccia tese dei figli. L’unisono del gesto spoglia i fratelli della propria individualità fondendoli simbolicamente in un’unica volontà, in un unico ideale patriottico. Lo stile scultoreo, usato dal pittore per raffigurare la posa dei tre guerrieri, è caratterizzato da contorni netti e rigidi. Questo stile si contrappone a quello più morbido usato per raffigurare il gruppo di donne di cui sentiamo la compassione e la rassegnazione al dolore. Anche in quest’opera David si serve del mondo antico come strumento per parlare del suo presente, in questa grande tela egli esalta le virtù civili e il sentimento della patria e, la crisi di Roma che sta andando incontro alla guerra, è in realtà la crisi della Francia di Luigi XVI.
“Se il lavoro è scarso, il gusto del pubblico sarà presto giudice. E l'autore, non raccogliendo né gloria né fortuna, imparerà con la dura esperienza come correggere i suoi errori”.