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La statua è stata voluta da Onorato Gaetani, facente parte dei principi d’Aragona. Canova accettò immediatamente tale lavoro, ma ci furono diversi inconvenienti, ad un certo punto, anche lo stesso Onorato Gaetani successivamente ci ripensò e non volle più tale statua, fino a che questa venne acquistata da un banchiere romano di nome Giovanni Torlonia che poi la espose all’interno del proprio palazzo. Il momento in cui viene rappresentato è quello in cui Ercole, sta scagliando per aria Lica, il quale aveva consegnato la tunica da parte di Deianira all’eroe; il motivo della folle rabbia dell’eroe greco è dovuto al fatto che la tunica datogli dal ragazzo era cosparsa del sangue di Nesso (il quale era stato ucciso da Ercole precedentemente con una freccia cosparsa del veleno dell’Idra di Lerna), e a causa del veleno mescolato al sangue della creatura, secondo la leggenda, Ercole avrebbe preso fuoco. Stilisticamente possiamo notare da una parte Ercole rappresentato nel momento in cui i suoi muscoli sono tesi al massimo, pronto a scagliare il ragazzo nel mare; Lica invece, è palesemente disperato (come si evince dalla sua espressione) e sta cercando invano di aggrapparsi all’altare presente alle spalle dell’eroe o anche alla pelle del leone lasciata cadere a terra. L’opera causò diversi reazioni, in particolare i Francesi videro in questa composizione la Francia che distruggeva la monarchia, ma Canova negò assolutamente che quest’opera avesse un fine ideologico.

“Su tela grezza dipingeva monocromi, cioè grandi bozzetti realizzati utilizzando solo del colore bianco molto denso”.